Capodarco
si mette in movimento. Sente di dover dare continuità e nuovo slancio alla sua
storia, a quel lungo, faticoso, entusiasmante cammino che negli anni ha fatto della
Comunità di Roma un solido punto di riferimento, nazionale e non solo, per le
politiche della disabilità, per il contrasto alle povertà ed all’esclusione
sociale. Lo fa guardando con coraggio ai cambiamenti epocali, alle nuove
disuguaglianze, ai bisogni sociali che crescono nel pianeta globalizzato.
Lo
fa, e non poteva che essere così, a partire dal mondo della disabilità. Un
mondo profondamente cambiato grazie al grande impegno di tanti operatori e di
quelle famiglie che hanno creduto nelle possibilità dei loro figli. Quelle che
li hanno cresciuti in casa con grandi sacrifici, li hanno imposti con coraggio
alla scuola, li hanno sostenuti nel diritto al lavoro, all’integrazione
sociale, alla vita indipendente. Ma quelle madri e quei padri coraggiosi
inevitabilmente invecchiano e ci chiedono accoratamente quale sarà il futuro
dei loro figli quando verrà meno il sostegno familiare. E’ il “dopo di noi” e
Capodarco, grazie al grande lavoro portato avanti con le famiglie a
Grottaferrata, va ormai delineando un percorso originale che, ci auguriamo
presto, supportato da nuove norme legislative, potrà offrire una prospettiva
più serena per il presente ed il futuro di tanti ragazzi e ragazze con
disabilità. Durante noi, perché sia più sereno anche il dopo.
Ma
la Comunità non è e non è mai stata solo disabilità. E’ stata soprattutto una
straordinaria opportunità per molti giovani che hanno potuto mettere a frutto
competenze, abilità, sensibilità per dare concretezza a tante idee, a tanti
loro sogni. Non è un caso che i primi obiettori di coscienza in Italia abbiano
varcato proprio il cancello di Via Lungro per il loro servizio civile. E senza
tanti ragazzi e ragazze, senza la loro passione, non sarebbero nate le nostre
cooperative sociali ben prima che fosse approvata una legge in materia. Grazie
anche a quei giovani nel sottoscala di Via Sinopoli un eroico e coraggioso gruppo di comunitari
disabili si mise a saldare dalla mattina alla sera resistenze, diodi e
condensatori. E’ nata così la Cooperativa Elettronica Capodarco, era il 1973.
Ed oggi, che il trenta per cento dei giovani fa fatica a trovare lavoro, la
Comunità è pronta a pagare il suo debito. L’impresa sociale, quel modo di
creare nuova occupazione rispondendo ai bisogni sociali, valorizzando il
territorio ed i suoi beni ambientali e culturali, dando lavoro a disabili,
minoranze etniche, disoccupati di lunga durata, ex detenuti ed altri soggetti
deboli del mercato del lavoro, è la via che noi indichiamo per una economia che
porti sviluppo nel rispetto dell’ambiente e nella socialità.
Uno
sviluppo che non può riguardare solo noi, fortunati e ricchi abitanti del
vecchio continente. Tanto più oggi che nel mondo globalizzato ci sentiamo tutti
un po’ più vicini. Quando prendiamo un aereo che ci porta in vacanza dall’altra
parte del mondo. Quando arrivano stracolmi i barconi a Lampedusa. Quando con il
telecomando ci sintonizziamo su canali che ci svelano quanto avviene in ogni angolo
del mondo e sentiamo che non possiamo tollerare disuguaglianze, ingiustizie,
speculazioni, ovunque si manifestino. Anche per questo sentiamo di potere e
dover dare un nostro piccolo contributo per lo sviluppo di quei popoli, perché
anche nei luoghi più lontani, dal Brasile alla Tanzania, dal Camerun
all’Equador ogni bambino abbia diritto ad una famiglia e all’istruzione, ogni
disabile alle cure e all’integrazione, ogni giovane alla formazione, al lavoro,
ogni persona ad una vita serena e dignitosa.
Per
tutto questo sentiamo nostro dovere riprendere pazientemente il duro cammino.
Non sarà facile, ma siamo convinti che tanti giovani sapranno con noi raccogliere la sfida dell’oggi. Vorranno anche loro mettersi con Capodarco in movimento.
Non sarà facile, ma siamo convinti che tanti giovani sapranno con noi raccogliere la sfida dell’oggi. Vorranno anche loro mettersi con Capodarco in movimento.
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