“Inuka” è la traduzione in
swahili della parola “Alzati” ed è anche il nome che significativamente è stato
dato al Centro di riabilitazione situato
nella regione di Njombe, sud-ovest della Tanzania, promosso dal Cesc-Project su invito del vescovo della
diocesi Mons. A. Maluma e di don
Tarcisio, un missionario bresciano.
Inaugurato appena due anni fa dal ministro della sanità tanzaniana Haji
Mponda, il centro attualmente si fa carico di oltre 400 bambini disabili, per lo più mentali, supportati nei loro
progetti riabilitativi da oltre 30 operatori locali: fisioterapisti, educatori
di base, assistenti sociali, counselor.
Un enorme risultato in un territorio dove, quando abbiamo iniziato, i disabili stavano chiusi nelle capanne
preclusi a qualsiasi forma di vita sociale: scuola, lavoro, ma anche e
soprattutto vita sociale del villaggio.
Insieme ai giovani cooperanti e
ai giovani del servizio civile volontario
è stata avviata un’azione capillare di sensibilizzazione nei confronti dei 10 capivillaggio del territorio, sono stati formati
ai temi della disabilità e alla coscienza dei propri diritti oltre 150 genitori di bambini/ragazzi disabili,
sono stati promossi corsi di formazione
per 90 insegnanti ai quali è stato ricordato
il dovere di accogliere nelle scuole dell’obbligo i bambini e i ragazzi disabili
secondo quanto prescrive la legge tanzaniana ed ai quali è stato offerto tutto il sostegno, tecnico e non, necessario ad affrontare con successo il
difficile compito.
I risultati non si sono fatti attendere: più di 40 bambini oggi frequentano le scuole e i 7 centri diurni che abbiamo promosso
nei villaggi limitrofi al Centro di riabilitazione collocato nel villaggio
principale.
Una vera e propria rivoluzione!
Tutto questo attuando il metodo
della RBC (Riabilitazione su base
comunitaria) raccomandato dall’ONU e dall'OMS (Organizzazione mondiale della
sanità): un metodo di lavoro che valorizzando le risorse territoriali si
prefigge di evitare la concentrazione dei disabili in strutture
residenziali estranee alla cultura locale ed, anche per questo, di difficile
gestione nei Paesi in via di sviluppo.
E’ il cammino impegnativo ma doveroso verso la sostenibilità dei progetti!
Solo un'azione territoriale coordinata con le autorità locali e con i
membri dei villaggi può rendere possibile l'obiettivo dell’integrazione sociale dei disabili e la loro definitiva uscita dalle
capanne per riacquistare dignità: “Inuka-Alza la testa”.
Michelangelo Chiurchiù
Roma 23 ottobre 2013
Roma 23 ottobre 2013
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