venerdì 7 febbraio 2014

Bene le Linee Guida sulla Fragilità, ma a quando un Fondo vero per la Non Autosufficienza ?

Ottima notizia le Linee guida sociosanitarie rivolte a persone anziane e disabili in condizioni di fragilità. 

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 Il Progetto AIDA, promosso dal     Ministero del Welfare e frutto del lavoro di esperti, di responsabili regionali e di associazioni, ha il merito di sottolineare la centralità del tema fragilità e non autosufficienza ed indica percorsi assistenziali moderni, orientati a sostenere le famiglie ed a contenere ricorsi a ricoveri inutili ed emarginanti. 


Tutto bene, quindi, ma con un piccolo particolare: Mancano ancora nel welfare italiano risorse certe, adeguate a garantire la necessaria e doverosa tutela ed assistenza alle persone che per malattie croniche, per limitazioni psicofisiche o per il peso degli anni non ce la possono fare da soli. 

Certo, c’è l’indennità di accompagnamento, ma i 504 euro al mese sono palesemente insufficienti a garantire un’adeguata assistenza. Per una badante o per un ricovero in RSA ci vogliono almeno 1.500 euro al mese. Ed ormai è a carico dell’utenza anche la quota sociale di un ricovero in centro di riabilitazione diurno o residenziale per disabili. 

 C’è anche il Fondo nazionale per la non autosufficienza distribuito poi alle regioni e da queste ai comuni. Lo dobbiamo al generoso tentativo del primo governo Prodi e doveva costituire l’avvio di un processo che, però, non ha avuto seguito, anzi ha visto nel corso degli anni reiterati tentativi di azzeramento del fondo stesso. 

Si è distinto, in particolare, in questo impegno l’ultimo governo Berlusconi che ha portato le risorse per il sociale ai minimi storici. 

Ma l’aspetto più penoso della vicenda è indubbiamente l’annuale teatrino che in occasione della legge finanziaria vede le associazioni protestare davanti al Ministero del Tesoro, finanche con scioperi della fame, il Governo raschiare il barile per recuperare quei soliti, insufficienti, 30 o 50 milioni che, ahimè, non possono risolvere il problema. 

 La non autosufficienza è indubbiamente la nuova sfida epocale per i sistemi di welfare in tutti i paesi sviluppati.
La società invecchia ed inevitabilmente cresce il numero di persone che hanno bisogno di un sostegno per la loro autonomia e per una vita dignitosa. ISTAT e CENSIS stimano in 2,7 milioni il numero di persone che nel nostro Paese richiederebbero un’assistenza continuativa. 
In tutta l’Europa ci si è attrezzati. In Francia una tassa di scopo finanzia le misure per la non autosufficienza. In Germania i lavoratori hanno rinunciato a due giorni di ferie all’anno in cambio di un nuovo adeguato sistema assistenziale. Certo, è stato un bel sacrificio, ma quando in una famiglia di un lavoratore tedesco c’è un figlio disabile grave o un anziano allettato ogni mese arrivano fino a 1.700 euro, una cifra che consente di fronteggiare anche pesanti bisogni assistenziali. 

Ma se i ricchi tedeschi hanno rinunciato a due giorni di ferie, quel livello assistenziale pensiamo noi italiani di poterlo ricevere gratis, in cambio di niente? 

E allora, bene le Linee guida, ma bisogna che Governo, Parlamento e Parti Sociali comincino, finalmente, anche in questo campo a guardare in faccia la realtà affrontando la questione con coraggio e determinazione. E lo devono fare anche in fretta perché la non autosufficienza è ormai divenuta la prima causa di impoverimento delle famiglie italiane dopo la perdita del lavoro. 

Sono state presentate in Parlamento buone proposte di legge, le si metta all’ordine del giorno. Solo così quelle ottime linee guida potranno avere un senso e non divenire l’ennesima bella, quanto inutile, teoria secondo il più classico stile italico. 

Augusto Battaglia

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