venerdì 13 giugno 2014

COMUNITÀ DI CAPODARCO
PER UN NUOVO WELFARE PARTECIPATIVO

"Contributo alle “Linee guida per una Riforma del Terzo Settore" 


Costruire un welfare partecipativo è urgente e necessario nell’attuale fase storica. La valorizzazione del Terzo Settore nella rete sociale ne è condizione indispensabile e sostanziale. L’associazionismo, il volontariato, le imprese sociali non si pongono, infatti, come mere esecutrici nella gestione di servizi e di azioni a tampone del disagio sociale. Al contrario, il ruolo di sussidiarietà del Terzo Settore è insostituibile nella creazione di inclusione e socialità, nella intercettazione di cambiamenti sociali e bisogni emergenti, come nella individuazione di risposte innovative, nuovi servizi e modelli di relazione e partecipazione dei cittadini responsabili. Tutto ciò in una non più rinviabile azione di rilancio delle politiche pubbliche a partire dalla legge 328 con la definizione dei LIVEAS, un’adeguata dotazione di risorse ed una più efficace ed armonica collaborazione tra Stato, Regioni ed Enti Locali.

Bisogni sociali e risposte innovative nella società che cambia  


Nel quadro sociale del Paese vanno ormai assumendo dimensione crescente nuovi bisogni e domande sociali, dalla solitudine degli anziani al dramma della non autosufficienza, dal “dopo di noi” per i gravi disabili ai complessi problemi delle famiglie separate, dal disagio minorile a vecchie e nuove devianze, dalle tensioni legate a processi migratori, alle difficoltà di integrazione di particolari minoranze etniche. La crescita della domanda sociale e di fenomeni che rischiano di aggravarsi drammaticamente impone in primo luogo di uscire dall’ottica dell’assistenzialismo come da quella della “sanitarizzazione” del bisogno sociale e lavorare per nuovi modelli di organizzazione, di relazione e di partecipazione sociale. Cohousing, reti di solidarietà di condominio, di vicinato o di quartiere, impresa sociale ed agricoltura solidale sono strumenti indispensabili per garantire sostegno alle famiglie, alle comunità, gestione di beni comuni anche a tutela del patrimonio ambientale e culturale, e soprattutto per allargare il bilancio sociale, la coesione e le reti relazionali, per costruire un welfare partecipativo.
A questo fine può essere utile premiare con adeguati incentivi i comportamenti donativi di cittadini ed imprese che alimentino la rete solidale, come promuovere misure che favoriscano la libera scelta dell’utente anche attraverso voucher, purché in un quadro di percorsi assistenziali pubblici, definiti a livello territoriale. Come per le complesse problematiche legate alla non autosufficienza, fenomeno in crescita che richiede un sistema certo, che parta dalla riforma dell’ormai insufficiente indennità di accompagnamento e garantisca come Livello di Assistenza esigibile emolumenti proporzionati al reale bisogno assistenziale come già avviene nel resto d’Europa.

Servizio Civile per i giovani e non solo



Anche l’introduzione di un Servizio Civile Nazionale universale per i giovani può contribuire a raggiungere quegli obiettivi. Ma è al tempo stesso indispensabile promuovere e sostenere esperienze analoghe anche per altre categorie e soggetti sociali, a partire dai pensionati. Negli ultimi decenni la durata della vita si è allungata e gli anni di vita guadagnati sono in larga misura vissuti in buona salute; pertanto è opportuno che gli anziani concorrano con la loro attività alla realizzazione di un welfare partecipativo in grado di restituire loro, al momento della necessità, gli aiuti e i sostegni di cui avranno bisogno. Di qui, dunque, un servizio civile come opportunità per giovani e anziani, ma anche come strumento di un welfare rigenerativo che risponde al bisogno, ma al tempo stesso responsabilizza, chiede ai singoli cittadini ed alle comunità impegno, partecipazione civile, reciprocità e restituzione.

Impresa sociale per una nuova economia inclusiva



Nelle sue varie forme ed espressioni, l’impresa sociale si è dimostrata in questi anni strumento insostituibile per garantire servizi e promuovere occupazione ed inclusione sociale e lavorativa di fasce deboli del mercato del lavoro, dai disabili ai detenuti, a chi vive disagio psichico o dipendenze. Si è trattato, anzi, dell’unico settore dell’economia che, come dimostrano le statistiche ufficiali, ha saputo fronteggiare in questi anni la crisi con un’ampia tenuta e spesso con una crescita dei livelli di occupazione. Ed anche in considerazione della grave situazione occupazionale che colpisce in particolare giovani e soggetti deboli, far decollare l’impresa sociale ampliandone il campo di azione e sostenendola con adeguate misure e benefici di legge dovrà costituire azione prioritaria. Ed in tale direzione sarebbe opportuno prevedere per il provvedimento normativo un percorso parlamentare autonomo da avviare con la massima urgenza.


Formazione alla partecipazione ed alla cooperazione nella rete sociale



Un welfare efficace ed innovativo richiede misure legislative, ma anche e soprattutto formazione ed informazione del cittadino e dell’operatore sociale per un nuovo management sociale, anche per trasmettere ai giovani una nuova sensibilità sociale che li renda attori e protagonisti del cambiamento. Occorre aggiornamento, servono nuove professionalità e figure di mediazione come l’imprenditore civico in grado di mettere in rete ed organizzare energie e risorse. Una formazione che deve coinvolgere anche gli operatori pubblici chiamati sempre più ad interloquire e ad operare in sinergia con la rete sociale. I CSV, Centri di servizio al volontariato, sostanzialmente riorganizzati e riformati, anche con la partecipazione del sistema universitario e con gli organismi regionali e comunali, potrebbero costituire centri di riferimento per questa importante funzione.

Nuove regole, meno burocrazia, più collaborazione nel rapporto tra Pubblico e Terzo Settore

 

In questa nuova stagione riformata il Terzo Settore ha bisogno e chiede nuove regole, per mettere ordine in un settore che annovera realtà organizzative profondamente diverse fra loro, che perseguono finalità a volte radicalmente differenti. Occorre delimitare con chiarezza confini e caratteristiche di queste organizzazioni, soprattutto definendo regole chiare nel rapporto con l’istituzione pubblica. A questo scopo è indispensabile una più diretta e responsabile partecipazione, in particolare a livello locale, nelle fasi di analisi dei bisogni e di programmazione di servizi ed azioni sociali nei territori. Necessitano, soprattutto, nuove modalità di rapporto e nuove procedure di affidamento dei servizi superando e limitando all’indispensabile le tradizionali procedure di gara, troppo spesso finalizzate al solo risparmio ed abbattimento di costi, che non può che tradursi in abbattimento di qualità di servizi e prestazioni sociali. Occorre al contrario, anche in attuazione della recente direttiva del Parlamento Europeo, votata il 15 gennaio, adottare nuove modalità che vadano dalle clausole sociali agli affidamenti diretti sotto soglia comunitaria all’introduzione di criteri sociali nelle scelte di acquisto a forme di Partenariato Pubblico Privato, a concessioni, anche rendendo vincolanti, ove possibile e necessario, le Linee Guida agli acquisti sociali emanate dall’Autorità di Vigilanza sugli Appalti Pubblici di lavori, servizi e forniture. (vedi anche Guida Acquisti Sociali Appalti Pubblici CCR)

 

Monitoraggio della rete e Stati Generali del Sociale



Il raggiungimento di questi obiettivi richiede, altresì, moderni sistemi di monitoraggio e di controllo nell’evoluzione del bisogno e della domanda sociale, e soprattutto dei risultati, dell’efficacia delle misure adottate e della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate. Verifica e controllo che non si traducano in un eccesso di certificazioni ed in inutili, a volte dannosi, appesantimenti burocratici, che rischiano di compromettere qualità ed efficienza del sistema. Ma, al contrario, si pongano come funzione dinamica e partecipata, coordinata dalle Regioni, finalizzata ad un necessario e costante adattamento della rete sociale ai bisogni che cambiano, ad una rigorosa verifica e selezione degli operatori in campo, ad una valutazione dei risultati.

Ed in questo quadro a distanza ormai di oltre un decennio dalla Legge 328 e dalla Riforma del Titolo V la convocazione degli Stati Generali del Welfare può costituire l’occasione di un utile confronto, aperto a tutti i protagonisti del sistema, per una più complessiva analisi dei cambiamenti sociali, per un aggiornamento della normativa, degli istituti dello Stato Sociale, come della programmazione nazionale, regionale e locale.

12 giugno 2014






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