Il problema del Dopo di Noi, se si vuole trovare una
soluzione adeguata, deve divenire il Durante
Noi, in un grande processo di integrazione sociale, dove attori ed interlocutori
siano il territorio, le famiglie, i giovani.
Le famiglie ne devono essere le prime
protagoniste, favorendo e promuovendo il loro associarsi allo scopo di
affrontare con la società la valorizzazione della vita del disabile, nella sua
autonomia, dando seguito al lavoro avviato con l’integrazione scolastica. Un
percorso virtuoso che dalla scuola, come un grande processo di riabilitazione,
deve continuare assolutamente nel Durante Noi, in vista anche del Dopo, da
preparare nel tempo. Associazioni di famiglie e fondazioni ad hoc con la
collaborazione del terzo settore devono essere protagoniste di questa nuova
fase.
Ma il protagonismo della famiglia
deve essere accolto e promosso dall’ente locale, come responsabile della vita
sociale e della presa in carico del problema del grave. Si deve uscire dall’
ottica puramente sanitaria. L’ente locale, come coordinatore anche delle forze
del territorio, in collaborazione con le organizzazioni delle famiglie deve accompagnare
la persona disabile nel suo percorso di vita, favorendone il processo di
integrazione, su tutti i fronti, per una sua autonomia ed emancipazione
possibile, nel presente e in vista del futuro.
Occorre dare il via ad un ampio
processo teso alla creazione di case famiglia, residenze assistite, gruppi
appartamento, fattorie sociali anche,
perché l’agricoltura è un ambito che favorisce ed aiuta l’integrazione. Tutte
situazioni dove i giovani disabili si integrano anzitutto tra loro e si
emancipano il più possibile, sostenuti dalla famiglia che in questo modo cerca
l’aiuto della società. Ma soprattutto dove siano aiutati dai giovani che li
accompagnano, anche professionalmente con le loro competenze tecniche ove
necessario, per far vivere ad essi un processo di normalizzazione della loro
vita nella società. Si svilupperà così la grande funzione sociale del disabile
che, accolto pienamente, diventa, come sosteneva papa Giovanni Paolo II nel
2001, testimone privilegiato di umanità di cui tutti si avvantaggiano.
Una osmosi graduale sempre più
piena di emancipazione verso l’autonomia, tra quello che la famiglia sa dare e
seguita a dare e quello che il territorio può offrire perché il processo di
autonomia si attui piano piano, secondo il bisogno della persona disabile,
della sua dignità e della sua utilità sociale, ma anche secondo i bisogni e le
necessità delle famiglie di essere aiutate, non restando più sole.
Case famiglia, gruppi
appartamento, residenze assistite, ambiti di socializzazione come ausili allo
sviluppo della autonomia. Una serie di soluzioni residenziali che non si
pongano come strutture isolate ma il più possibile integrate nella società, in
ampi processi di socializzazione, di relazioni umane tra cui, dove è possibile,
non può assolutamente mancare il processo di formazione e avvio al lavoro, anche
in forme di lavoro protetto, integrato con i giovani, come nelle cooperative sociali
di tipo B.
Possono dirsi tre i protagonisti
del Dopo di Noi attraverso il Durante Noi:
1° - il territorio di cui artefice e
responsabile in primis è l’ente locale, che raccoglie tutte le energie e le
collaborazioni del terzo settore. Un ente locale che si dota di strutture
adeguate, ricorrendo anche alla finanza etica ed alle altre istituzione
preposte.
2° - le famiglie che con le loro
organizzazioni favoriscono questo processo di emancipazione dei loro figli,
uscendo dall’ottica pura assistenziale, con tutto il loro aiuto, anche
economico, che deve essere sostenuto, incoraggiato e fiscalmente agevolato.
3° - i giovani che si coinvolgono,
spinti da un empito di volontariato, nei vari percorsi di socializzazione, fino
alle diverse soluzioni residenziali e di inserimento al lavoro, con le loro
professionalità messe a servizio del processo di graduale emancipazione.
Don Franco
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