Il Tesoretto
Ebbene sì. Passano gli anni,
cambiano gli scenari politici, ma ogni
tanto ricompare qualche parola che speravamo(forse) di avere cancellato dal
linguaggio comune e dall’immaginario
collettivo. E invece… Ora tocca alla parola “tesoretto”. Una parola che, del
resto, non sembra aver portato sempre fortuna ai governi italiani che ne hanno
fatto uso.
Alcuni tesoretti si sono materializzati nei discorsi pubblici di previsione di qualche governo ma poi sono scomparsi, del tutto o quasi. Ma lasciamo stare e veniamo alla situazione odierna.
Alcuni tesoretti si sono materializzati nei discorsi pubblici di previsione di qualche governo ma poi sono scomparsi, del tutto o quasi. Ma lasciamo stare e veniamo alla situazione odierna.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, come oramai è ben noto,
ha scovato nel bilancio del 2015 un tesoretto (appunto) di 1,6 miliardi di Euro. In queste ore si sprecano le proposte su come
utilizzare questo tesoretto.
Prima di effettuare qualsiasi
scelta, sarebbe opportuno a mio avviso, come alcuni già hanno proposto, fare
una riflessione sull’attuale situazione italiana , sul quadro socio-economico
in cui ci troviamo e sulle manchevolezze storiche del sistema Italia in
generale.
Il
quadro attuale e il welfare italiano
La situazione attuale europea , e
forse soprattutto italiana, dopo la ben nota crisi di cui tutti sappiamo,
presenta un impoverimento di fasce
sempre più ampie di popolazione.
L’Istat, in particolare, calcola 6 milioni di poveri in termini di
“povertà assoluta” nel 2014 nel nostro Paese.
In Italia tuttavia, a differenza
di quanto accade nella maggior parte dei Paesi europei, non esiste un programma
stabile di contrasto alla povertà, ossia un programma che fornisca risorse alle fasce più indigenti
della popolazione(cfr, AAVV, Il Welfare sociale in Italia, Carocci,
2014). Nel corso degli anni sono state
varate alcune misure dallo Stato (vedi la social
card) . Tuttavia tali misure, che sicuramente hanno segnato una inversione
di tendenza, hanno anche sempre lasciato fuori ampie fasce della
popolazione.
Quindi la situazione di crisi in
Italia, mancando un “ammortizzatore della povertà”, si fa sentire ancora di più
sulle quelle fasce della popolazione escluse, o ai margini, del ciclo economico
produttivo.
Aggiungo inoltre anche che la ben
nota politica degli “ottanta Euro” ,
sebbene sia stata un’iniziativa indubbiamente meritoria, ha lasciato fuori
proprio le classi sociali meno abbienti.
Come usare il “Tesoretto”
Ecco perché il miliardo e seicento milioni previsto dal
Governo non può non essere utilizzato per varare un Piano Nazionale di lotta alla
povertà. Garantire un “reddito minimo(o chiamiamolo in modo diverso se
preferite!)alle fasce più deboli.
E qui ci si divide nel dibattito.
Meglio dare un bonus o meglio attivare un vero e proprio piano di lotta alla
povertà?
Non un bonus ovviamente, ossia un
una tantum, ma un vero Piano di lotta
alla povertà, anche se limitato in questo momento, ma che dia un sostegno alle
persone che si trovano in situazione di maggiore indigenza e introduca in
Italia un cambiamento di politiche
complessive in merito alla lotta alla povertà
Per concludere aggiungerei due
elementi:
1.Varare una vera politica dei controlli, altrimenti anche molte di queste risorse finiranno nelle
mani dei furbi(falsi poveri!).
Luigi Politano
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