Il
Consorzio di coop sociali esprime la sua solidarietà alla Capodarco
dopo l'interdittiva antimafia che esclude la cooperativa dagli appalti:
"è stata importante, a Roma, nel Lazio ed in Italia, per aver
contribuito a sviluppare un nuovo modello di impresa non profit che il
resto d'Europa ha cominciato a comprendere, rispetto a noi, con almeno
due decenni di ritardo".
Il Consorzio Parsifal esprime la sua
piena solidarietà, senza se e senza ma, alla cooperativa sociale
Capodarco che, a seguito dell'interdittiva antimafia ordinata dal
prefetto di Roma ad inizio dicembre, sta seriamente rischiando di porre
fine ad un'esperienza di imprenditorialità sociale di primario rilievo.
A quarant'anni dalla sua costituzione,
Capodarco viene considerata a rischio di permeabilità mafiosa. Allo
stato dei fatti, alla cooperativa è preclusa la partecipazione ai
pubblici appalti, sua principale fonte economica. Nel contempo, la
stessa cooperativa è riconosciuta parte lesa nel processo penale
relativo alla gara per l'affidamento del Cup della Regione Lazio. Una
situazione paradossale, che mette a rischio 2.000 posti di lavoro, di
cui 800 riservati a persone con disabilità.
La cooperativa sociale Capodarco è stata
importante, a Roma, nel Lazio ed in Italia, per aver contribuito a
sviluppare un nuovo modello di impresa non profit che il resto d'Europa
ha cominciato a comprendere, rispetto a noi, con almeno due decenni di
ritardo.
Affermiamo, con ciò, un fatto noto. Che è diventato evidente
a tutti quando, con l'approvazione delle direttive sui contratti
pubblici del 2004, l'Ue ha introdotto i cosiddetti laboratori protetti.
Norme più segreganti che inclusive, basate su esperienze che la
cooperazione sociale di inserimento lavorativo, in Italia e nel Lazio,
aveva superato già tra gli anni Settanta e Ottanta. Norme che oggi l'Ue,
con la nuova direttiva appalti, ha riveduto ampliamente, tornando,
nella sostanza, a formulazioni molto affini a quelle che il Parlamento
Italiano, forte di quanto fattivamente era stato già realizzato dalle
cooperative integrate e di solidarietà sociale, aveva approvato nel
1991.
Non vogliamo entrare nelle complesse
vicende processuali collegate all'inchiesta su Mafia Capitale, anche
perché non abbiamo sufficienti elementi conoscitivi per formarci
un'opinione qualificata relativa ai fatti che sono oggetto del dibattito
processuale.
Ma non vogliamo neanche, né possiamo, restare silenti
di fronte al pericolo concreto che le inchieste, nel contrastare ed
eliminare, com'è auspicabile, il cosiddetto "Mondo di mezzo", abbiano
come conseguenza lo sfascio dell'intera cooperazione sociale e la
dispersione e la perdita delle moltissime risorse che il nostro sistema è
riuscito ad attivare. Con risultati, economici e sociali, che hanno
permesso in tanti casi di salvare occupazione e servizi, nonostante la
crisi, più e meglio di quanto sia avvenuto in altri settori.
Quegli stessi risultati che motivano la
nostra convinzione. Crediamo che la comunità di cui siamo parte sarebbe
di molto impoverita se dovesse fare a meno della cooperazione sociale e
del suo portato di valori che, nei fatti, non a chiacchiere, hanno
significato nel passato e tuttora significano occupazione, lavoro, cura –
e quindi integrazione, convivenza e accettazione delle diversità – per
decine di migliaia di donne e uomini, altrimenti ridotti ai margini
della società.
Ci auguriamo che i soci della
cooperativa sociale Capodarco possano assumere le decisioni più
appropriate in questo difficilissimo momento e che le Istituzioni siano
al loro fianco per garantire, a loro direttamente e alla cooperativa che
hanno costituito e fatto crescere con dedizione, entusiasmo e fatica,
la continuità della loro opera, fondamentale per tutta la comunità
romana e laziale.
Consorzio Parsifal
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