Scopro
con non poca sorpresa che si continua ad inventare di tutto e di più pur di
aggirare le norme sul collocamento obbligatorio dei lavoratori disabili.
A
ben quattordici anni dall’approvazione della legge 12 marzo 1999, n. 68,
infatti, il Ministero del Lavoro mantiene impropriamente ed illegittimamente in
vigore una norma transitoria, l’articolo 11, comma 2, del DPR 333 del 2000,
ampiamente scaduta, che consentiva alle aziende di computare nella quota dei
disabili da assumere anche orfani e vedove chiamati ai sensi della legge 482
del 1968, entrati in servizio in data precedente all’approvazione delle nuove
norme.
Fatto
ancora più grave è che tale ulteriore “agevolazione transitoria” non è
reiterata da una legge o da un decreto, bensì da una semplice nota del
Ministero stesso, prot. n. 257/01.14, recapitata a tutti gli uffici di
collocamento, redatta sulla base di un parere di un non meglio identificato
“Ufficio di consulenza giuridica” , espresso con nota n. 99263/16/99/22 del 14
febbraio 2005.
Una
nota stonata, se a suonarla è un
Ministero che avrebbe come mission quella di far lavorare la gente, in
particolare chi incontra più difficoltà degli altri. Una nota che sottrae
qualche migliaio di posti di lavoro ai tanti disabili che attendono da anni una
chiamata.
Se
a tutto ciò si aggiunge la pressoché totale indifferenza degli ispettorati del
lavoro al tema, si legga la Relazione al Parlamento, si comprendono le ragioni
dei ripetuti richiami all’Italia da parte di importanti istituzioni
internazionali sul basso livello di occupazione dei disabili.
Che
dire. Una norma transitoria può aver senso nel breve periodo, perché può
servire ad agevolare l’avvio di nuove procedure per le imprese. Ma dopo ben
quattordici anni suona come un’ennesima beffa per quei tanti che nonostante
tutto continuano a credere nella legge e nelle istituzioni e partecipano ai
bandi del collocamento obbligatorio.
Ministro
Giovannini e Sottosegretaria Guerra se
ci siete, battete un colpo!
Augusto
Battaglia
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