L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA
DECIDA IL PARLAMENTO, NON UN PARTITO
Nei
prossimi giorni la Camera dei Deputati concluderà l'esame in seconda lettura
della riforma della seconda parte della Costituzione.
La
riforma prevede che la sola Camera dei Deputati possa deliberare (articolo 78
della Costituzione) lo “stato di guerra” a maggioranza semplice. Questa
previsione – combinata con la futura legge elettorale maggioritaria – consegna
al partito vincitore delle future elezioni politiche (anche se con una semplice
maggioranza relativa) la responsabilità di una eventuale decisione così
drammatica.
Non
è possibile che la scelta se l'Italia debba entrare in guerra o no sia affidata
ad un unico partito politico, anche se vincitore delle elezioni.
Per
questo chiediamo alla Camera di sostenere l'emendamento (e tutti gli analoghi
emendamenti) dei “parlamentari per la pace” a prime firme Carlo Galli, Giulio
Marcon, Tatiana Basilio -e sottoscritto da oltre 160 deputati di PD, SEL,
Movimento Cinque Stelle e Per l'Italia- che chiede che la dichiarazione dello
“stato di guerra” debba avere la maggioranza di almeno 2/3 dei componenti della
Camera dei Deputati.
L'articolo
11 della Costituzione dice: “L'Italia ripudia la guerra” e l'art. 78 prevede
-evidentemente, solo per casi eccezionali e di difesa del paese- la possibilità
di dichiarare lo “stato di guerra”.
Ma
a deciderlo deve essere il Parlamento, non un partito.
Don Vinicio Albanesi presidente della Comunità di Capodarco
Ascanio Celestini attore e scrittore
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera
Gad Lerner giornalista
Mario Martone regista
Alice Rohrwacher regista
Padre Alex Zanotelli missionario comboniano
Don Armando Zappolini presidente del CNCA
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