venerdì 12 giugno 2015

Repubblica e falsità dulla Comunità di Capodarco




Roma 12.06.2015 - Augusto Battaglia smentisce quanto pubblicato oggi su Repubblica alla V pagina di Roma Cronaca, nella quale si leggono una serie di palesi falsità che ledono l’immagine sua e quella della Comunità di Capodarco. Il troppo è troppo, soprattutto perché in questi ultimi giorni si sta  assistendo ad un intollerabile e continuo attacco alla Comunità di Capodarco, del tutto ingiustificato e pretestuoso. "Apprendo, infine, dall’articolo - scrive Augusto Battaglia in un comunicato lanciato a tutte le Agenzie - che mia figlia Erica sarebbe dipendente di una delle Cooperative di Buzzi. Naturalmente falso." Di seguito il comunicato: “Io e la mia famiglia apparteniamo fin dalle sue origini alla Comunità di Capodarco. Siamo in amicizia e frequentiamo alcune famiglie della comunità Rom del  Campo la Barbuta fin dagli anni ’90, quando quelle famiglie vivevano nei campi a Quarto Miglio a poca distanza da noi. Quel poco che facciamo, lo facciamo a titolo gratuito e di volontariato.

La società Leroy Merlin, conoscendo queste mie frequentazioni, mi contattò verso la metà del 2013 chiedendomi una consulenza, gratuita naturalmente, su cosa poter proporre al Comune in merito alla presenza della comunità Rom nel quadrante di loro interesse, intendendo proporre al Comune di Roma l’apertura sulla via Appia di un centro commerciale. Sul modello già realizzato in altre città, Padova e non solo, ed in una fase di carenza di risorse pubbliche ritenemmo interessante proporre la realizzazione in quell’area di moduli abitativi in muratura da assegnare in affitto sia a nuclei familiari Rom che a famiglie con disagio abitativo. I giovani Rom avrebbero dovuto partecipare alla realizzazione dell’opera. Il complesso prevedeva altresì spazi per servizi sociali e culturali, nonché un impianto per la raccolta differenziata, attività che tanti giovani Rom esercitano già in forme al limite della legalità e per le quali si poteva prevedere la costituzione di una impresa sociale da essi gestita nel pieno rispetto delle regole. Al progetto si ritenne utile aggregare la Cooperativa Ermes che già gestiva nel campo La Barbuta l’inserimento scolastico. Del progetto era partecipe anche l’Associazione dei Rom della Barbuta. Il progetto, anche a seguito di critiche avanzate dall’Associazione 21 luglio, fu discusso in sede di CESV, Centro Servizi per il Volontariato, alla presenza delle più importanti associazioni del settore. Ci fu un generale apprezzamento del progetto, che naturalmente costituiva una proposta di massima, migliorabile sia sotto il profilo urbanistico e della sua dislocazione, che negli aspetti economici ed organizzativi. Ciò fu detto esplicitamente e forse anche  per il clima positivo che si era creato il sig. Stasolla, presidente della 21 luglio, ritenne bene abbandonare la riunione anzitempo. Sull’incontro è disponibile una pubblicazione presso il CESV. Dopo qualche mese arrivarono pressioni su Leroy Merlin che di conseguenza ci chiese se fossimo stati o meno favorevoli all’eventuale coinvolgimento della Cooperativa 29 Giugno in quanto si diceva che “al Comune avrebbero potuto interessare più gli immigrati dei Rom”. La nostra risposta fu: “Non siamo disponibili, ma scegliete voi, se volete lavorare con la 29 Giugno la Comunità di Capodarco si ritira dal progetto”. E la storia finì lì. Tale determinazione è stata in ogni sede ribadita dalla Comunità di Capodarco, anche nel corso di una riunione tenutasi sul tema a fine 2014 in Campidoglio. Apprendo, infine, dall’articolo che mia figlia Erica sarebbe dipendente di una delle Cooperative di Buzzi. Naturalmente falso. La mia cultura familiare mi porterebbe a dire “porgi l’altra guancia”, ma il troppo è troppo e, soprattutto, stiamo assistendo ad un intollerabile e continuo attacco alla Comunità di Capodarco, di cui sono presidente dall’ottobre 2014 della sede di Roma, straordinaria esperienza di solidarietà che in quasi 50 anni di storia ha dato in tante parti d’Italia dignità e diritti a centinaia di persone con disabilità, a tanti giovani con disagio sociale, a tante persone e famiglie a rischio di emarginazione. Ed a proposito di piogge di milioni, che naturalmente sarebbe piovute sul Comune di Roma e non certo su di noi, o di “interessi”,  la nostra storia dimostra che il nostro unico interesse è, ed è sempre stato, il bene pubblico e, soprattutto, quello della povera gente. E, forse, se si vogliono superare veramente e rapidamente i campi, e noi lo vogliamo, al di là degli aspetti urbanistici che legittimamente l’Assessore Caudo ha considerato, che non discutiamo e che hanno fatto finire il progetto in un cassetto, operazioni del tipo proposto da Leroy Merlin costituiscono oggi una delle possibili strade concrete.
Apprendo infine che Paolo Boccacci è giornalista in pensione. Mi auguro che non si sia scomodato e sia tornato a scrivere solo per colpire me e la Comunità di Capodarco. E magari, visto che ha tempo, beato lui, ci passi a trovare … che magari cambia idea. Nel frattempo non posso che presentare querela per diffamazione.

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