![]() |
Non lasciamolo solo |
Il Cardinale Bergoglio alle Congregazioni
Generali che facevano i Cardinali prima del Conclave ha detto: “Pensando al
prossimo Papa: un uomo che attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e
l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le
periferie esistenziali, che l’aiuti a essere la Madre feconda che vive della
dolce e confortante gioia dell’Evangelizzazione”. E ancora: “Evangelizzare
presuppone nella Chiesa la parresia (l’arte del parlare franco) di uscire da se
stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e andare verso le periferie,
non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali, quelle del mistero del
peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza
della fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la
Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e
allora si ammala… crede di avere luce propria e dà luogo a quel male così grave
che è la mondanità spirituale… il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa,
quel vivere per darsi gloria gli uni con gli altri…”. Questo diceva il
Cardinale Bergoglio e i Cardinali lo hanno scelto come Papa. E lui si è detto
Francesco, per andare verso le periferie, scegliendo i poveri per vivere il
Vangelo fino in fondo.
Una vera svolta della Fede! Siamo
finalmente nella verità che attendevamo da tempo! Una Chiesa che esce da se
stessa, dalle sicurezze trionfalistiche di possedere la verità, scegliendo
invece di andare verso le periferie, scegliendo la sete di giustizia e di amore
nella verità, come diceva anche Papa Giovanni XXIII, che voleva aprire il Concilio
con la Chiesa dei Poveri. La Chiesa che non è più profetica, come anche il
Cardinale Martini ci ha ammonito. Una Chiesa invece che umiliandosi nel cammino
di tutte le povertà spirituali e materiali, nelle loro periferie, si fa carico
degli uomini.
UNA CHIESA DA RIFORMARE
Papa Francesco ha scelto coerentemente di
essere più vescovo che papa, prete parroco oltre che vescovo, uomo semplice tra
gli uomini. È quella svolta di cui parlava, nel campo di concentramento, lo
stesso Dietrich Bonheffer, di ritrovare cioè la vera Fede nel Dio
dell’impotenza che nei deboli cammina avanti a noi, e ci precede nella verità.
Una Chiesa che allora non ha paura di sposare le cause degli uomini, di
ricercare con gli uomini di buona volontà, una Chiesa che sposa il mondo nella
sua sete di giustizia e di amore, predicando e facendo soprattutto Amore come
fonte della stessa giustizia.
È per questo che Papa Francesco non può
essere lasciato solo. Egli può additare il cammino di questa fede, di questa
verità scomoda, può purificare non solo con il suo esempio, ma con la
determinazione di cui sarà capace, gli uomini che sceglierà accanto a lui per
riformare le strutture della Chiesa. Gli auguriamo di riuscire per quanto
‘male’ si è insediato in essa di strutture di potere (il potere economico
persino come lo IOR), ma occorre un cammino di tutti i cristiani verso la
speranza.
Allora la Chiesa e la Speranza, quindi la
Chiesa e i Giovani. S’impone una Chiesa missionaria che abbracci però lo
scandalo della povertà crescente creata dal falso sviluppo, dall’idolo del
denaro e del profitto. Da quanti idoli dovremmo uscire! Quanti alti ideali e
difficili dovremmo trasmettere ai giovani perché nutrano la loro Speranza, loro
che sono capaci di indignarsi ma devono avere anche il coraggio di affrontare i
mali. Dobbiamo ricostruire con i popoli della terra la Giustizia Universale con
l’apporto di tutti i cristiani, richiamati a essere sale e luce della terra.
È questa riforma radicale della Chiesa che “l’uragano Francesco Papa” ci
propone.
Questo è il messaggio che ci è trasmesso
con forza per portare avanti insieme, comunitariamente, collegialmente, la
causa dei poveri. Questo è il tempo anche della disobbedienza a tutti i falsi
poteri che da sempre hanno e stanno addormentando le nostre coscienze, nel
ritualismo, nel conformismo, nel falso moralismo, nell’integralismo di
battaglie estreme e ideologiche, in personalismi di uomini orgogliosi, affatto
umili e incapaci di mettersi al servizio dei più deboli, sempre più soli e
abbandonati nella società individualistica, che abbiamo creato. La storia
cammina veramente, ci saranno pure i nostri limiti e contraddizioni, ma
camminando con i poveri si apre veramente il cammino; le opere si fanno,
l’umanità risorge, il bene trionfa, i sogni si realizzano. Così i poveri sono
allora per noi la fonte della Speranza. Diamoci allora questa certezza per non
farci rapire la Speranza. Non lasciamolo quindi solo, la Chiesa siamo anche
noi. (fondatore@capodarco.it)
Nessun commento:
Posta un commento