venerdì 26 aprile 2013

Capodarco si mette in movimento - Editoriale


Augusto BATTAGLIA

Capodarco si mette in movimento. Sente di dover dare continuità e nuovo slancio alla sua storia, a quel lungo, faticoso, entusiasmante cammino che negli anni ha fatto della Comunità di Roma un solido punto di riferimento, nazionale e non solo, per le politiche della disabilità, per il contrasto alle povertà ed all’esclusione sociale. Lo fa guardando con coraggio ai cambiamenti epocali, alle nuove disuguaglianze, ai bisogni sociali che crescono nel pianeta globalizzato.
Lo fa, e non poteva che essere così, a partire dal mondo della disabilità. Un mondo profondamente cambiato grazie al grande impegno di tanti operatori e di quelle famiglie che hanno creduto nelle possibilità dei loro figli. Quelle che li hanno cresciuti in casa con grandi sacrifici, li hanno imposti con coraggio alla scuola, li hanno sostenuti nel diritto al lavoro, all’integrazione sociale, alla vita indipendente. Ma quelle madri e quei padri coraggiosi inevitabilmente invecchiano e ci chiedono accoratamente quale sarà il futuro dei loro figli quando verrà meno il sostegno familiare. E’ il “dopo di noi” e Capodarco, grazie al grande lavoro portato avanti con le famiglie a Grottaferrata, va ormai delineando un percorso originale che, ci auguriamo presto, supportato da nuove norme legislative, potrà offrire una prospettiva più serena per il presente ed il futuro di tanti ragazzi e ragazze con disabilità. Durante noi, perché sia più sereno anche il dopo.
Ma la Comunità non è e non è mai stata solo disabilità. E’ stata soprattutto una straordinaria opportunità per molti giovani che hanno potuto mettere a frutto competenze, abilità, sensibilità per dare concretezza a tante idee, a tanti loro sogni. Non è un caso che i primi obiettori di coscienza in Italia abbiano varcato proprio il cancello di Via Lungro per il loro servizio civile. E senza tanti ragazzi e ragazze, senza la loro passione, non sarebbero nate le nostre cooperative sociali ben prima che fosse approvata una legge in materia. Grazie anche a quei giovani nel sottoscala di Via Sinopoli  un eroico e coraggioso gruppo di comunitari disabili si mise a saldare dalla mattina alla sera resistenze, diodi e condensatori. E’ nata così la Cooperativa Elettronica Capodarco, era il 1973. Ed oggi, che il trenta per cento dei giovani fa fatica a trovare lavoro, la Comunità è pronta a pagare il suo debito. L’impresa sociale, quel modo di creare nuova occupazione rispondendo ai bisogni sociali, valorizzando il territorio ed i suoi beni ambientali e culturali, dando lavoro a disabili, minoranze etniche, disoccupati di lunga durata, ex detenuti ed altri soggetti deboli del mercato del lavoro, è la via che noi indichiamo per una economia che porti sviluppo nel rispetto dell’ambiente e nella socialità.
Uno sviluppo che non può riguardare solo noi, fortunati e ricchi abitanti del vecchio continente. Tanto più oggi che nel mondo globalizzato ci sentiamo tutti un po’ più vicini. Quando prendiamo un aereo che ci porta in vacanza dall’altra parte del mondo. Quando arrivano stracolmi i barconi a Lampedusa. Quando con il telecomando ci sintonizziamo su canali che ci svelano quanto avviene in ogni angolo del mondo e sentiamo che non possiamo tollerare disuguaglianze, ingiustizie, speculazioni, ovunque si manifestino. Anche per questo sentiamo di potere e dover dare un nostro piccolo contributo per lo sviluppo di quei popoli, perché anche nei luoghi più lontani, dal Brasile alla Tanzania, dal Camerun all’Equador ogni bambino abbia diritto ad una famiglia e all’istruzione, ogni disabile alle cure e all’integrazione, ogni giovane alla formazione, al lavoro, ogni persona ad una vita serena e dignitosa.
Per tutto questo sentiamo nostro dovere riprendere pazientemente il duro cammino.

Non sarà facile, ma siamo convinti che tanti giovani sapranno con noi raccogliere la sfida dell’oggi. Vorranno anche loro mettersi con Capodarco in movimento.





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