lunedì 16 febbraio 2015

Capodarco e il futuro dei Giovani

Ieri, oggi, domani, il futuro di Capodarco con i giovani. Don Franco: "l'antimafia capitale è affidata a ribellione, resistenza e riscatto dei giovani"

Roma 16.02.2015 Ieri, oggi, domani, i giovani al servizio civile della Comunità è stata l’occasione per fare il punto sull’impegno della Comunità Capodarco a Roma in 40 anni di lavoro a fianco delle persone più fragili. Ha cominciato Augusto Battaglia, oggi presidente della Comunità, uno di quelli che 40 anni fa difese l’esercizio dell’obiezione di coscienza, una scelta che, grazie anche alle rivendicazioni di Capodarco, poi, si trasformò in diritto. 40 anni fa, ha spiegato Battaglia, qui nella sede di Roma, c’erano tanti come me, che credevano che si poteva servire lo Stato assistendo quella parte di popolazione, di patria, più povera, svantaggiata ed emarginata. I giovani furono all’origine il motore dello sviluppo della comunità, e i risultati si videro tutti, in primis la legge 772/72 sull’obiezione di coscienza, poi la 517/77 sull’integrazione scolastica, la riforma del Servizio sanitario nel 1978 e anche la legge 180 nello stesso anno”.


La Comunità di Capodarco ieri è stata non solo luogo di assistenza, ma laboratorio di ricerca, di cambiamento, di promozione dello sviluppo globale, integrato della persona, mettendo al centro della sua azione sempre la persona, il suo benessere. Un impegno che è nato con i giovani, che si è protratto nel tempo facendo affidamento sullo spirito di lotta e contraddizione che distingue le nuove generazioni.



All’evento è intervento anche Michelangelo Chiurchiù (in foto, primo da sinistra), presidente del Cesc Project, il quale ha aggiunto un altro protagonista della storia di Capodarco, gli enti. Senza Capodarco, Gruppo Abele, Associazione Papa Giovanni XXIII, non si sarebbe potuto dare forma a una serie di innovazioni sociali che i giovani promuovevano in tante battaglie e manifestazioni. Le politiche sociali, grazie a questi enti, insieme all’obiezione di coscienza, hanno conosciuto la svolta. Lo stesso concetto di Patria cambia, da spazio geografico da difendere, diviene luogo dove tutti devono avere il diritto di superare ogni limite ed ostacolo alla propria affermazione, per non essere schiacciati dalle contraddizioni e dalle barriere sociali che possano manifestarsi in essa. “L’obiettivo – ha detto Michelangelo Chirchiu’ - è sicuramente il servizio civile universale, il servizio civile per tutti quelli che lo scelgono; 100 mila giovani avviati al servizio civile e uno stanziamento minimo di 300 milioni di euro l’anno.”  I giovani sono il vero allarme della modernità, esclusi dal lavoro, dalla politica, dalla cultura.

Un vero deserto intorno a loro, come ha spiegato Don Franco Monterubbianesi a cui è toccato il compito di tracciare l’orizzonte del futuro, del domani, della Comunità. “Siamo nella crisi più grave delle istituzioni – ha detto don Franco. Noi di Capodarco – ha proseguito - siamo stati forti nella storia, forti nel far crescere i servizi in favore della disabilità, nel fare emergere il servizio civile come diritto, ma siamo stati soli.


Per cambiare servono ribellione, resistenza e riscatto.” E facendo riferimento ai fatti di cronaca di mafia-capitale, ha invitato tutti ad essere l’antimafia-capitale, muovendosi dal basso, investendo sui giovani, per non arrendersi alla rassegnazione. “Noi siamo quelli – ha concluso don Franco – che devono rivendicare un futuro con i giovani, con la forza del riscatto, sostenendo la speranza. Il 20% dei giovani è depresso, ci dicono alcune statistiche, ma l’80% di essi ha una grande voglia di impegnarsi. E sull’esempio di quei giovani paladini di questa comunità, tra questi Augusto, Luigi e Matteo, dobbiamo rifondare il futuro del nostro territorio, della nostra Roma

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