
E poi a Roma con moglie, figli e poi anche i nipoti in Via Tropea, in quella sua casa famiglia che accoglie giovani, persone con disabilità e problemi da condividere quotidianamente.
E’ tra i fondatori nel 1975 della Cooperativa Capodarco Elettronica, fra le prime cooperative integrate in Italia, così le chiamavamo allora in assenza di norme in materia, con l’obiettivo di realizzare quella “fabbrica alternativa” che pian piano prese corpo prima nei sotterranei di via Sinopoli e poi nei capannoni di Via Silicella tra catene di montaggio e saldatrici a comporre complesse basette elettroniche per l’Autovox, la Fatme e tante altre importanti industrie elettroniche.
E sempre in quel fantastico anno è ad accogliere nella nuova sede di Via Lungro, con tanto di riprese RAI, i primi obiettori di coscienza in servizio civile. Tanti di loro nel corso degli anni vanno a vivere nella sua casa, fanno squadra e progettano cose nuove. La Cooperativa Apemaia fra tutte, raccoglie con tanti giovani, disabili e non, quello che gli altri buttano e ne fa indumenti ed oggetti che, rigenerati, propone ai tanti operatori del mercato dell’usato. E, non ancora contento, tra una partita e l’altra di hokey in carrozzina, amava e sosteneva con la Thunder Roma un’importante attività sportiva, con la nuova Cooperativa Cuore e Lavoro va a cimentarsi addirittura sulle nuove frontiere tecnologiche offerte dai droni.
Una vita piena, a volte dura, ma sempre attiva a dispetto di quella distrofia muscolare che giorno dopo giorno debilitava i suoi muscoli ed il suo fisico. Quella malattia che lo ha portato via dal mondo, ma non dal cuore e dal ricordo di tutta la Comunità
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