lunedì 21 dicembre 2015

COMITATO AMICI DELLA COOPERATIVA SOCIALE CAPODARCO




Non si starà esagerando?
La Prefettura di Roma ha interdetto la Cooperativa Sociale Capodarco.
La motivazione è quella del sospetto di probabile permeabilità della cooperativa stessa a fenomeni mafiosi.
Questo provvedimento, sulla scia degli accadimenti riconducibili a Mafia Capitale.
Ebbene si, ormai in questa nuova Italia organizzare una cooperativa per offrire opportunità di lavoro a fasce deboli, a persone altrimenti a rischio di esclusione, alzarsi presto la mattina e rimboccarsi le maniche per far quadrare i conti di un’impresa sociale, organizzare servizi per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, pare sia divenuto comportamento pericoloso per il quieto vivere sociale.
Eppure, nel processo che riguarda la gara regionale  per gli sportelli amministrativi dei CUP delle Asl e delle Aziende Sanitarie,     la Cooperativa Capodarco è stata riconosciuta ed accettata come parte lesa dal tribunale di Roma, riconoscendo evidentemente l’ipotesi che possa aver subito un danno per i tentativi di un gruppo criminogeno costituito da persone che, tradendo lo spirito ed i valori della cooperazione, andavano brigando per sottrarle spazi ed opportunità lavorative.
Quindi, Capodarco si ritrova a rischio di infiltrazione mafiosa per la Prefettura di Roma ed è considerata dal Tribunale della stessa città parte lesa ed oppositrice del mondo delle cooperative di Buzzi. Il prefetto analizza i fatti; la Cooperativa 29 Giugno e la Capodarco si trovavano nel Consiglio d’amministrazione dello stesso Consorzio (il Consorzio Sociale CO.IN.). Ma quel Consorzio è nato 20 anni fa, in tempi non sospetti,  per riunire tutte le realtà che avevano contribuito alla nascita della legge 381, ed era inevitabile che anche la 29 Giugno, impegnata nel dare lavoro ai detenuti con tanto di benedizione di magistrati di sorveglianza e vertici del Ministero di Grazia e Giustizia, vi partecipasse; e certamente Buzzi non andava in giro a raccontare dei suoi traffici. Perché non interdire allora i Segretari di partito, i Ministri, i Prefetti che, inconsapevolmente, ne siamo certi, lo incontravano o ci andavano insieme a cena, o le Televisioni pubbliche e private che lo intervistavano?
Qualunque sia il motivo di questa incredibile forzatura giuridica ed amministrativa, certamente siamo di fronte ad un trattamento che la Prefettura di Roma non ha certo ritenuto di dover riservare a potenti imprese, consorzi, organizzazioni che in questi anni di danni alla città di Roma, alle sue istituzioni, alla salute dei cittadini, all’ambiente, ne hanno fatti, eccome. Viene sinceramente il dubbio che di questi tempi per tirare avanti occorra essere ben collegati. Se ci si limita ad impegnarsi in un’impresa sociale, ci si dedica a tutti quei lavoratori, ben 2000, e soprattutto a quei tanti disabili, 800, che pretendono pure di lavorare, si rischia grosso.
Invitiamo allora, tutte le organizzazioni del terzo settore, le associazioni della cooperazione sociale, i sindacati, a sostenere la Capodarco che è stata e rimane un valore per il mondo dell’impresa sociale. Ci auguriamo che il ministro Poletti, che viene da quel mondo e conosce molto bene la straordinaria storia ed il grande, faticoso lavoro portato avanti per oltre quarant’anni dalla Capodarco, risponda a questo appello, chiedendo qualche approfondimento  sulle ragioni dell’operato della Prefettura di Roma; e poi, se proprio si dovesse trattare di Mafia, allora non si può che chiedere alla presidente Rosi Bindi di convocare immediatamente, sulla questione, una riunione della Commissione Parlamentare Antimafia, e che sia aperta sull’intera vicenda una inchiesta, perché tutti, a partire dai soci della Capodarco, ne siamo certi, vogliamo si faccia chiarezza al più presto!
Avviso ai naviganti … in acque poco limpide: se c’è qualcuno che ha l’obiettivo di distruggere a Roma l’economia sociale, sappia che siamo gente che ha sacrificato una vita per dare al lavoro, all’economia, alla società un senso nuovo, un’attenzione ed una nuova sensibilità alle persone, ai soggetti deboli, all’ambiente. Non sarà facile cancellare la storia, il lavoro di quei tanti che hanno saputo costruire un’economia sociale che ha promosso sviluppo e solidarietà. Per questo non possiamo che essere al fianco della Cooperativa Capodarco in questo difficile momento. Reagiremo con forza e con fermezza perché ci sentiamo nel giusto e, siamo certi,  non ci sia  nulla da nascondere!  

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