Non
si starà esagerando?
La
Prefettura di Roma ha interdetto la Cooperativa Sociale Capodarco.
La
motivazione è quella del sospetto di probabile permeabilità della cooperativa
stessa a fenomeni mafiosi.
Questo
provvedimento, sulla scia degli accadimenti riconducibili a Mafia Capitale.
Ebbene
si, ormai in questa nuova Italia organizzare una cooperativa per offrire
opportunità di lavoro a fasce deboli, a persone altrimenti a rischio di
esclusione, alzarsi presto la mattina e rimboccarsi le maniche per far quadrare
i conti di un’impresa sociale, organizzare servizi per migliorare la qualità
della vita delle persone con disabilità, pare sia divenuto comportamento
pericoloso per il quieto vivere sociale.
Eppure,
nel processo che riguarda la gara regionale
per gli sportelli amministrativi dei CUP delle Asl e delle Aziende
Sanitarie, la Cooperativa Capodarco è stata riconosciuta
ed accettata come parte lesa dal tribunale di Roma, riconoscendo evidentemente l’ipotesi
che possa aver subito un danno per i tentativi di un gruppo criminogeno
costituito da persone che, tradendo lo spirito ed i valori della cooperazione, andavano
brigando per sottrarle spazi ed opportunità lavorative.
Quindi,
Capodarco si ritrova a rischio di infiltrazione mafiosa per la Prefettura di
Roma ed è considerata dal Tribunale della stessa città parte lesa ed
oppositrice del mondo delle cooperative di Buzzi. Il prefetto analizza i fatti;
la Cooperativa 29 Giugno e la Capodarco si trovavano nel Consiglio
d’amministrazione dello stesso Consorzio (il Consorzio Sociale CO.IN.). Ma quel
Consorzio è nato 20 anni fa, in tempi non sospetti, per riunire tutte le realtà che avevano
contribuito alla nascita della legge 381, ed era inevitabile che anche la 29
Giugno, impegnata nel dare lavoro ai detenuti con tanto di benedizione di
magistrati di sorveglianza e vertici del Ministero di Grazia e Giustizia, vi
partecipasse; e certamente Buzzi non andava in giro a raccontare dei suoi
traffici. Perché non interdire allora i Segretari di partito, i Ministri, i
Prefetti che, inconsapevolmente, ne siamo certi, lo incontravano o ci andavano
insieme a cena, o le Televisioni pubbliche e private che lo intervistavano?
Qualunque
sia il motivo di questa incredibile forzatura giuridica ed amministrativa, certamente
siamo di fronte ad un trattamento che la Prefettura di Roma non ha certo
ritenuto di dover riservare a potenti imprese, consorzi, organizzazioni che in
questi anni di danni alla città di Roma, alle sue istituzioni, alla salute dei
cittadini, all’ambiente, ne hanno fatti, eccome. Viene sinceramente il dubbio
che di questi tempi per tirare avanti occorra essere ben collegati. Se ci si
limita ad impegnarsi in un’impresa sociale, ci si dedica a tutti quei lavoratori,
ben 2000, e soprattutto a quei tanti disabili, 800, che pretendono pure di
lavorare, si rischia grosso.
Invitiamo
allora, tutte le organizzazioni del terzo settore, le associazioni della
cooperazione sociale, i sindacati, a sostenere la Capodarco che è stata e
rimane un valore per il mondo dell’impresa sociale. Ci auguriamo che il
ministro Poletti, che viene da quel mondo e conosce molto bene la straordinaria
storia ed il grande, faticoso lavoro portato avanti per oltre quarant’anni dalla
Capodarco, risponda a questo appello, chiedendo qualche approfondimento sulle ragioni dell’operato della Prefettura di
Roma; e poi, se proprio si dovesse trattare di Mafia, allora non si può che
chiedere alla presidente Rosi Bindi di convocare immediatamente, sulla
questione, una riunione della Commissione Parlamentare Antimafia, e che sia
aperta sull’intera vicenda una inchiesta, perché tutti, a partire dai soci
della Capodarco, ne siamo certi, vogliamo si faccia chiarezza al più presto!
Avviso
ai naviganti … in acque poco limpide: se c’è qualcuno che ha l’obiettivo di
distruggere a Roma l’economia sociale, sappia che siamo gente che ha
sacrificato una vita per dare al lavoro, all’economia, alla società un senso
nuovo, un’attenzione ed una nuova sensibilità alle persone, ai soggetti deboli,
all’ambiente. Non sarà facile cancellare la storia, il lavoro di quei tanti che
hanno saputo costruire un’economia sociale che ha promosso sviluppo e
solidarietà. Per questo non possiamo che essere al fianco della Cooperativa
Capodarco in questo difficile momento. Reagiremo con forza e con fermezza
perché ci sentiamo nel giusto e, siamo certi,
non ci sia nulla da nascondere!
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