ROMA Se una società dà «spazio solo alle persone pienamente funzionali, del tutto autonome e indipendenti » non è «una società degna dell'uomo ».
Perché «la discriminazione in base all'efficienza non è meno deplorevole di quella compiuta in base alla razza o al censo o alla religione».
Sono parole forti e chiare quelle pronunciate da Papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano i membri della Comunità di Capodarco con i quali ha festeggiato i 50 anni di attività e che ha ringraziato «per il bene compiuto» al servizio delle persone disabili, dei minori, di quanti vivono situazioni di dipendenza e di disagio, e delle loro famiglie.
«Voi - ha proseguito - avete scelto di stare dalla parte di queste persone meno tutelate, per offrire loro accoglienza, sostegno e speranza, in una dinamica di condivisione», e «in questo modo avete contribuito e contribuite a rendere migliore la società ».
Nel suo discorso il Pontefice ha osservato che «la qualità della vita all'interno di una società si misura, in buona parte, dalla capacità di includere coloro che sono più deboli e bisognosi, nel rispetto effettivo della loro dignità di uomini e di donne».
E la maturità si raggiunge «quando tale inclusione non è percepita come qualcosa di straordinario, ma di normale».
Infatti «anche la persona con disabilità e fragilità fisiche, psichiche o morali, deve poter partecipare alla vita della società ed essere aiutata ad attuare le sue potenzialità nella varie dimensioni».
E «soltanto se vengono riconosciuti i diritti dei più deboli, una società può dire di essere fondata sul diritto e sulla giustizia».
Il successore di Pietro ha riconosciuto che la Comunità di Capodarco «si è costantemente messa in ascolto attento e amoroso della vita delle persone, sforzandosi di rispondere ai bisogni di ciascuno tenendo conto delle loro capacità e dei loro limiti».
E ha notato che questo «approccio ai più deboli supera l'atteggiamento pietistico e assistenzialistico, per favorire il protagonismo della persona con difficoltà in un contesto comunitario non chiuso in sé stesso ma aperto alla società ».
Ecco quindi l'incoraggiamento «a proseguire su questa strada, che vede in primo piano l'azione personale e diretta dei disabili stessi».
Infatti «di fronte ai problemi economici e alle conseguenze negative della globalizzazione», Capodarco «cerca di aiutare quanti si trovano nella prova a non sentirsi esclusi o emarginati, ma, al contrario, a camminare in prima linea, portando la testimonianza dell'esperienza personale».
Di qui il ringraziamento per la testimonianza che la Comunità offre alla società , «aiutandola a scoprire sempre più la dignità di tutti, a partire dagli ultimi, dai più svantaggiati».
Papa Francesco ha ricordato come l'Associazione abbia avuto origine dai pellegrinaggi ai santuari di Lourdes e di Loreto, vissuti come modi «di poter valorizzare le risorse umane e spirituali insite in ogni persona diversamente abile».
Ne ha elogiato l'attività «tanto preziosa per la Chiesa e per la società ».
E ha ringraziato «di cuore» don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità , e don Vinicio Albanesi, attuale presidente, per le loro parole di saluto, nonché coloro che hanno «regalato» le testimonianze offerte durante l'udienza che si è svolta nell'Aula Paolo VI.
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