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Solo 18.295 i lavoratori disabili avviati al lavoro dai
servizi per l’impiego nel corso del 2013, il minimo storico, appena il 26,9 per
cento dei 68.020 nuovi iscritti nel corso dello stesso anno. Un lavoro che
oltretutto si precarizza se prevalgono i contratti a termine e solo nel 35,1
per cento dei casi il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato, mentre nello
stesso periodo sono oltre 5 mila quelli che tornano a casa per risoluzione di
contratto.
Difficoltà delle imprese, le manufatturiere del Nord in
particolare, ma anche inefficienza e ritardi dei servizi di collocamento, se è
vero al 31 dicembre 2013 si contavano ben 26.739 scoperture nel solo settore
privato. In crescita gli esoneri e le richieste di sospensione temporanea
dell’obbligo da parte di aziende in crisi. Ma è del tutto evidente che molto
spesso le lungaggini procedurali in particolare per le chiamate numeriche, una
non sempre corretta gestione delle convenzioni pesano sul risultato. E,
soprattutto, pesa la mancanza di controlli. Nel corso di due anni gli
ispettorati del lavoro hanno comminato in tutta Italia appena 46 sanzioni per
ritardato invio di prospetto informativo e 309 per mancato adempimento degli
obblighi di legge.
Per non parlare dei palesi ritardi e delle diffuse
inadempienze nella Pubblica Amministrazione che registrava a fine 2013 ben
14.449 scoperture, quasi il 25 per cento della quota di riserva, dai Ministeri
alle Regioni, alle aziende del trasporto locale l’elenco degli enti non in
regola è lungo e variegato. Ciò, nonostante il legislatore si sia espresso con
chiarezza, in particolare con il Decreto 101 del 2013 che all’articolo 7
ribadisce che anche in presenza di esuberi, di processi di riorganizzazione e risanamento
il 7 per cento dei dipendenti pubblici deve appartenere alle categorie dei
disabili. E bene ha fatto la FISH, Federazione Italiana per il Superamento
dell’Handicap, a sollecitare la Magistratura ad un’azione più energica in
presenza di una grave e dilagante omissione di atti d’ufficio.
L’amaro risultato è che ben 676.775 aspiranti lavoratori con
più o meno gravi disabilità fisiche, mentali o sensoriali attendono invano da
anni una chiamata, mentre i bassi livelli di occupazione ci collocano in Europa
nelle retrovie, tant’è che la Corte di Giustizia è stata chiara nel condannare
l’Italia, paese che di fatto evidenzia gravi carenze nel garantire il diritto
al lavoro alle persone con disabilità.
Anche per questo non si può che apprezzare la recente
iniziativa parlamentare, l’emendamento Guerra al Senato, che sollecita il
Governo ad adottare tempi e procedure certe nell’applicazione della 68 nel
settore pubblico. Come pure indubbi segnali positivi sono lo stanziamento di 20
milioni di euro per il Fondo occupazione disabili 2014, l’accomodamento
ragionevole della legge 99 e gli obiettivi in materia fissati dal Programma di
Azione: telelavoro, collocamento mirato, ripristino del certificato di
ottemperanza. Ma serve una svolta e da un Governo che dice di voler dare una
scossa a questa Italia lenta ed intorpidita non possiamo non attendere segnali
chiari, incentivi e nuove politiche per l’integrazione dei disabili nel mondo
del lavoro, che non è solo un diritto, ma è segno di civiltà e progresso in
tutte le società avanzate.
Augusto BATTAGLIA
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