martedì 28 ottobre 2014

LEGGE 68 I DATI SONO DELUDENTI
ATTENDIAMO DAL GOVERNO SEGNALI CHIARI E MISURE CERTE



Perdura la crisi economica, le aziende navigano in crescente affanno, la disoccupazione dilaga e non risparmia i lavoratori con disabilità. Lo dicono con chiarezza i dati della recente Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 68 sul collocamento obbligatorio.
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Solo 18.295 i lavoratori disabili avviati al lavoro dai servizi per l’impiego nel corso del 2013, il minimo storico, appena il 26,9 per cento dei 68.020 nuovi iscritti nel corso dello stesso anno. Un lavoro che oltretutto si precarizza se prevalgono i contratti a termine e solo nel 35,1 per cento dei casi il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato, mentre nello stesso periodo sono oltre 5 mila quelli che tornano a casa per risoluzione di contratto.

Difficoltà delle imprese, le manufatturiere del Nord in particolare, ma anche inefficienza e ritardi dei servizi di collocamento, se è vero al 31 dicembre 2013 si contavano ben 26.739 scoperture nel solo settore privato. In crescita gli esoneri e le richieste di sospensione temporanea dell’obbligo da parte di aziende in crisi. Ma è del tutto evidente che molto spesso le lungaggini procedurali in particolare per le chiamate numeriche, una non sempre corretta gestione delle convenzioni pesano sul risultato. E, soprattutto, pesa la mancanza di controlli. Nel corso di due anni gli ispettorati del lavoro hanno comminato in tutta Italia appena 46 sanzioni per ritardato invio di prospetto informativo e 309 per mancato adempimento degli obblighi di legge.

Per non parlare dei palesi ritardi e delle diffuse inadempienze nella Pubblica Amministrazione che registrava a fine 2013 ben 14.449 scoperture, quasi il 25 per cento della quota di riserva, dai Ministeri alle Regioni, alle aziende del trasporto locale l’elenco degli enti non in regola è lungo e variegato. Ciò, nonostante il legislatore si sia espresso con chiarezza, in particolare con il Decreto 101 del 2013 che all’articolo 7 ribadisce che anche in presenza di esuberi, di processi di riorganizzazione e risanamento il 7 per cento dei dipendenti pubblici deve appartenere alle categorie dei disabili. E bene ha fatto la FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, a sollecitare la Magistratura ad un’azione più energica in presenza di una grave e dilagante omissione di atti d’ufficio.

L’amaro risultato è che ben 676.775 aspiranti lavoratori con più o meno gravi disabilità fisiche, mentali o sensoriali attendono invano da anni una chiamata, mentre i bassi livelli di occupazione ci collocano in Europa nelle retrovie, tant’è che la Corte di Giustizia è stata chiara nel condannare l’Italia, paese che di fatto evidenzia gravi carenze nel garantire il diritto al lavoro alle persone con disabilità.

Anche per questo non si può che apprezzare la recente iniziativa parlamentare, l’emendamento Guerra al Senato, che sollecita il Governo ad adottare tempi e procedure certe nell’applicazione della 68 nel settore pubblico. Come pure indubbi segnali positivi sono lo stanziamento di 20 milioni di euro per il Fondo occupazione disabili 2014, l’accomodamento ragionevole della legge 99 e gli obiettivi in materia fissati dal Programma di Azione: telelavoro, collocamento mirato, ripristino del certificato di ottemperanza. Ma serve una svolta e da un Governo che dice di voler dare una scossa a questa Italia lenta ed intorpidita non possiamo non attendere segnali chiari, incentivi e nuove politiche per l’integrazione dei disabili nel mondo del lavoro, che non è solo un diritto, ma è segno di civiltà e progresso in tutte le società avanzate.


Augusto BATTAGLIA



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